Il dito, la luna e il senso comune

Sarebbe insensato e frustrante tentare di stabilire con gli innumerevoli Crepet del nostro Paese (cit.: “chi ascolta musica trap diventa un drogato, uno che assume psicofarmaci”) una linea di comunicazione sul concetto di arte. Sappiamo infatti che non esiste una definizione assoluta, tutto e niente può essere arte. Tuttavia, se non si può definire cosa essa sia in positivo, Benedetto Croce, con il suo “Breviario di estetica”, ci soccorre in negativo: «Alla domanda su che cosa sia l’arte, io dirò subito, nel modo più semplice, che l’arte è visione o intuizione. L’artista produce un’immagine o fantasma; e colui che gusta l’arte volge l’occhio al punto che l’artista gli ha additato, guarda per lo spiraglio che colui gli ha aperto e riproduce in sé quell’immagine.» Questa risposta, aggiunge, «attinge insieme significato e forza da tutto ciò che essa implicitamente nega e da cui distingue l’arte.» Perciò indica subito le negazioni principali, quello che l’arte NON E’: 1) un fatto fisico; 2) un atto utilitario; 3) un atto morale; 4) una conoscenza concettuale. Fateci caso: proprio il contrario del cosiddetto “senso comune”, il quale, quando l’artista indica un punto, guarda sempre e solo da quelle parti lì.

Su drogati, diavoli e assassini

“Chi ascolta trap diventa un drogato, uno che assume psicofarmaci. No? Allora sono tutte persone che vanno in convento e chiedono perdono a Dio”, esclama Paolo Crepet – il quale si autodefinisce (sul suo sito web) “psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista italiano, ospite frequente di varie trasmissioni televisive.” «Quando ho letto ‘A sangue freddo’ non sono diventato un assassino», ha poi aggiunto in polemica con Frankie Hi-Nrg su La7 durante la trasmissione «In altre parole» condotta da Massimo Gramellini. Insomma siamo sempre lì: ai tromboni che censurano “I fiori del male” di Baudelaire, oppure “Lolita” di Nabokov, la “God save the Queen” dei Sex Pistols, ecc, ecc…; coloro che sentenziano su ciò che non conoscono, che sono ben lontani dal comprendere il significato del termine ARTE e – a maggior ragione – la differenza tra “grande” e pessima arte. Quelli che tendenzialmente “i giovani sono drogati” e che signora mia non farebbero mai uscire la loro figlia con un Rolling Stone. Nemmeno oggi che hanno ottant’anni (sia i Rolling Stones che Paolo Crepet).

La presunzione di sapere

Quando uno scrittore (o una scrittrice) comincia a scrivere per la prima volta, prova lo stesso brivido iniziale del successo assaporato dal giovane giocatore o dall’oboista: vincendo un po’ perdendo qualcosa, il giocatore d’azzardo intravede delle magnifiche possibilità, esattamente come il giovane oboista prova un brivido indescrivibile quando riesce a far suonare poche frasi come musica vera, frasi che implicano infinite possibilità di soddisfazione ed espressione personale. Fin quando l’uno e l’altro fanno ciò che fanno per divertimento, tutto sembra possibile. Ma quando viene il giorno in cui il nostri dilettante si mette in testa di diventare un professionista, egli si rende improvvisamente conto di quanto ci sia da imparare e di quanto poco sappia. (John Gardner)

La parola che manca

Scriveva Daniele Del Giudice: “E’ così comica quest’ultima incarnazione dello scrittore a fine secolo a casetta a fare un libro dietro l’altro!” senza più “nessun sentimento di precarietà e di rischio nella propria impresa narrativa”. Sono passati quasi 30 anni da queste parole e l’immagine di scrittori occupati solo a sfornare titoli uno via l’altro nella beata assenza di un dubbio, di un interrogarsi sul senso del proprio narrare, è tragicamente il pane quotidiano, e sempre più insipido. Forse, mi dico, fa parte della disperazione attuale in tutti i campi per il profondo nonsenso che avvertiamo e non solo nei confronti dell’arte, ma in generale nei confronti del cosiddetto vivere civile. Abbiamo dato per scontate la pace e la democrazia, per dire, e ci troviamo instabili e minacciati. (Sandra Petrignani)

Corto circuito

“C’è una semplificazione che la logica di guerra impone, per cui chiedere la fine dei bombardamenti a Gaza significherebbe essere a favore dell’uccisione di civili israeliani o complici degli orrendi episodi antisemiti che si moltiplicano per il mondo. Per me questa roba è inaccettabile”. Sulle pagine di Internazionale, Zerocalcare replica alla polemica nata in seguito alla decisione di non partecipare al Lucca Comics a causa del patrocinio dell’Ambasciata di Israele.

Senza parole

Io voglio vedere con i miei occhi il daino sdraiato accanto al leone e la vittima che si alza ad abbracciare il suo assassino. Voglio essere presente quando d’un tratto si scoprirà perché tutto è stato com’è stato. Tutte le religioni di questo mondo si basano su questa aspirazione, e io sono un credente. Ma ci sono i bambini: che cosa dovrò fare con loro? È questa la domanda alla quale non so dare risposta. Per la centesima volta lo ripeto: c’è una miriade di questioni, ma ho preso soltanto l’esempio dei bambini, perché nel loro caso quello che voglio dire risulta inoppugnabilmente chiaro. Ascolta: se tutti devono soffrire per comprare con la sofferenza l’armonia eterna, che c’entrano qui i bambini? Rispondimi, per favore. È del tutto incomprensibile il motivo per cui dovrebbero soffrire anche loro e perché tocca pure a loro comprare l’armonia con le sofferenze. Perché anch’essi dovrebbero costituire il materiale per concimare l’armonia futura di qualcun altro? La solidarietà fra gli uomini nel peccato la capisco, capisco la solidarietà nella giusta punizione, ma con i bambini non ci può essere solidarietà nel peccato, e se è vero che essi devono condividere la responsabilità di tutti i misfatti compiuti dai loro padri, allora io dico che una tale verità non è di questo mondo e io non la capisco. (Fëdor Michajlovic Dostoevskij, I fratelli Karamàzov – trad. di Maria Rosaria Fasanelli, Garzanti, Milano)

Buon Halloween

Provocatoriamente, potremmo dire che mai come stanotte Halloween è stata una festa realistica, essendo tutti in qualche modo candidati a un’imminente trasmutazione in zombie… Viene da sorriderne, ma solo per il tempo di un attimo, prima di realizzare che in effetti san Giovanni sembra proprio uno di noi, un rapper credibilissimo che vaticina l’Armageddon, fra tifoni che spazzano via città intere, virus preistorici che si liberano dal permafrost e l’umanità presa da una forsennata corsa al riarmo, con ripresa dei test atomici e clamorosi boom di spese militari.

L’inquietante genere umano

Ha scritto Gabriel García Márquez che tutti gli esseri umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. Si può sostenere che la personalità più o meno sincera e autentica di tutti noi scaturisce di volta in volta dal perenne conflitto tra queste vite diverse: dalla nostra capacità (o incapacità) di trovare un instabile compromesso interiore tra forze violentemente discordanti. Del resto, la storia e l’attualità rafforzano l’ipotesi che – di tanto in tanto – l’umanità sia dominata da impenetrabili forze oscure.

Piccole cose senza importanza

Al mercato Coldiretti del Circo Massimo a Roma, dopo una notte passata in aereo di ritorno dall’Africa, Giorgia Meloni parla anche alla gente con la busta della spesa in mano. «Ci concentriamo ancora una volta sulla lotta all’inflazione, sulla necessità di aiutare famiglie e imprese ad avere una risposta a fronte di un’inflazione galoppante, cerchiamo di fare le cose serie e importanti» ripete la premier. «Non ci sono risorse da sperperare, non ci sono soldi che si possono buttare in cose che non hanno alcun senso. Le risorse vanno sulle cose importanti, che sono: imprese, redditi, lavoro e famiglie» Alla vigilia dell’approvazione della legge di Bilancio, Giorgia Meloni lancia messaggi agli alleati di governo, respingendo gli ultimi attacchi alla diligenza, ma anche ai mercati e alle istituzioni finanziarie internazionali, sottolineando la prudenza della manovra. (Corriere della Sera, 15 ottobre 2023) Tra le “cose che non hanno alcun senso”, con grande lungimiranza il nostro governo mette anche l’attenzione per la salute del nostro pianeta. Gen. Vannacci docet: su trascurabili dettagli come i cambiamenti climatici – piccoli equivoci senza importanza? – “la cosa più urgente e profittevole da fare è adattarsi alle novità”.

Il diavolo è nei dettagli

«Il compito di una canzone è rendere enormi quei piccoli dettagli che altrimenti un osservatore distratto rischierebbe di trascurare», dice Frankie Hi-nrg mc. «E il ruolo dell’artista è, secondo me, quello di mostrare il piccolo, il dettaglio all’interno del quale sappiamo celarsi il diavolo. Lo spirito con cui ho scelto di partecipare a Vermi è questo: fornire una mia istantanea esasperata della di per sé esasperante situazione nella quale stiamo vivendo». Esasperazione che nella canzone fa sinonimo con il compromesso in quanto forma imperante delle relazioni umane. Vermi è una ritmata invettiva contro la vita al ribasso, sia essa declinata in politica o in arte, in economia o spiritualità. (Carmine Saviano)