Ed eccoci di nuovo al senso dell’orrore, che si nutre sempre di una componente di ineluttabilità, quella che per cui la catastrofe è mille volte più grande di te e rinunci a controllarla. In fondo non è questo il sentimento diffuso da cui scaturisce l’apatia di un Occidente rassegnato? Per decenni siamo scesi in piazza a migliaia reclamando pace e dialogo fra superpotenze, abbiamo preteso un mondo pulito e protestato per il leggendario buco nell’ozono, ma adesso che il rischio è cento volte più alto le masse non prendono posizione, il silenzio è assordante, le moltitudini si contraggono in cortei e tutt’al più ci si limita a cliccare su un like. È disinteresse? O non sarà piuttosto l’esito di un sentirsi schiacciati, inutili, irrilevanti al cospetto di un Moloch implacabile che si accanisce sui nostri anni con uragani, temperature roventi, guerre a rischio di escalation e virus capaci di bloccare le metropoli. La difesa è fuori portata, e qui nasce il più autentico terrore, simile a quello che si esorcizza nella notte del 31 ottobre con le lapidi scoperchiate e un’invasione di salme cannibali, da cui nessuno si salverebbe. Non è identico? (Stefano Massini)