La presunzione di sapere

Quando uno scrittore (o una scrittrice) comincia a scrivere per la prima volta, prova lo stesso brivido iniziale del successo assaporato dal giovane giocatore o dall’oboista: vincendo un po’ perdendo qualcosa, il giocatore d’azzardo intravede delle magnifiche possibilità, esattamente come il giovane oboista prova un brivido indescrivibile quando riesce a far suonare poche frasi come musica vera, frasi che implicano infinite possibilità di soddisfazione ed espressione personale. Fin quando l’uno e l’altro fanno ciò che fanno per divertimento, tutto sembra possibile. Ma quando viene il giorno in cui il nostri dilettante si mette in testa di diventare un professionista, egli si rende improvvisamente conto di quanto ci sia da imparare e di quanto poco sappia. (John Gardner)

Etica pret-a-porter

È evidente che esiste una distinzione tra «etica universale – cioè il comportamento di una persona nei confronti di tutti coloro con cui intrattiene relazioni sociali o professionali – ed etica particolare, ovvero il comportamento di una persona nei confronti di chi gli è vicino, parenti e amici. Si presuppone che esista una coerenza fra questi due tipi di etica, ma di fatto spesso accade che si presenti una contraddizione sostanziale, contraddizione che ci impone di interrogarci: quale delle due etiche è più importante per noi? Quale consideriamo prioritaria?» (Eshkol Nevo) Naturalmente la domanda è retorica: di volta in volta, secondo il contesto, si apre l’armadio e si sceglie l’abito più adatto per l’occasione: quello più vantaggioso per sé stessi e per il proprio clan.

Un pericolo pubblico: l’architetto

Dal preambolo al Codice deontologico dell’architetto: “La professione di Architetto (…) è espressione di cultura e tecnica che impone doveri nei confronti della Società, che storicamente ne ha riconosciuto il ruolo nelle trasformazioni fisiche del territorio, nella valorizzazione e conservazione dei paesaggi, naturali e urbani, del patrimonio storico e artistico e nella pianificazione della città e del territorio, nell’ambito delle rispettive competenze (…) Per poter svolgere al meglio il suo compito, il Professionista ha il dovere di conservare la propria autonomia di giudizio e di difenderla da condizionamenti esterni di qualunque natura. Con la sua firma, dichiara e rivendica la responsabilità, intellettuale e tecnica, della prestazione espressa.”

Architetti gravitazionali

Il 22 maggio è stata inaugurata a Venezia la 17ª Mostra Internazionale di Architettura, che proseguirà fino al novembre e ha per titolo: How will we live together? (Come vivremo insieme?).  «Poniamo questa domanda agli architetti perché non siamo soddisfatti delle risposte offerte dalla politica», ha dichiarato il direttore Hashim Sarkis. L’impressione che se ne ricava è però che molti espositori abbiano usato la Biennale Architettura per presentare un proprio lavoro da artista e che la presenza degli artisti serva a presentare gli architetti come artisti.

Nuove patologie

Di recente è entrato a far parte dell’enciclopedia medica un disturbo del comportamento che riguarda la categoria degli architetti: la concorsosi (o concorcosi).

Maledetti urbanisti

«Non di rado gli esperti, nella partecipazione al dibattito pubblico, fanno riferimento solo a se stessi, alla propria categoria, alla propria disciplina, parlando una lingua gergale, spesso incomprensibile, spesso vuota di senso, trascurando ogni autentico rapporto con la realtà esterna e la sua complessità.» (Gianrico Carofiglio) L’importanza acquisita nel tempo da certi “operatori dell’urbanesimo” dipende troppo spesso proprio da questo: dal fatto che essi – inconsapevoli o indifferenti alla pericolosità sociale del mestiere di architetto – esistono solo in ragione di se stessi.

Beirut: l’indagine dell’architetto

Qualche minuto dopo le 16 del 4 agosto 2020, un’esplosione ha devastato il porto di Beirut, causando la morte di più di 200 persone, il ferimento di oltre 6.500 e la distruzione di gran parte della città. Forensic Architecture è stato invitato da Mada Masr (un quotidiano online egiziano indipendente) ad esaminare informazioni di pubblico dominio – video, fotografie e documenti vari – al fine di ricostruire la cronologia degli eventi e un preciso modello tridimensionale per indagare sugli eventi di quel giorno.

Sembrare o essere?

Il bello è sempre, inevitabilmente, di una composizione duplice, anche se unica è l’impressione che produce; in quanto la difficoltà di distinguere gli elementi variabili nell’unità dell’impressione non intacca minimamente la necessità della varietà nella sua composizione. Il bello è fatto di un elemento eterno, invariabile, la cui quantità è oltremodo difficile da determinare, e di un elemento relativo, occasionale, che sarà, se si preferisce, volta a volta o contemporaneamente, l’epoca, la moda, la morale, la passione. Senza questo secondo elemento, che è come l’involucro dilettoso, pruriginoso, stimolante, del dolce divino, il primo elemento sarebbe indigeribile, non degustabile, inadatto e improprio alla natura umana. Sfido chiunque a scovarmi un esemplare qualsiasi di bellezza dove non siano contenuti i due elementi. (Charles Baudelaire)

Sul bello, il brutto e il buono

Kant nella Critica del Giudizio ha detto che la bellezza non è propriamente dell’oggetto, ma scaturisce dal rapporto tra soggetto e oggetto. La bellezza è quella proprietà che attribuiamo alle cose, valutandole in rapporto al sentimento di piacere o dispiacere che le loro immagini suscitano in noi: «Bello è pertanto ciò che piace secondo il giudizio di gusto». In altre parole, è bello solo ciò che ci piace.  Sorge allora un dubbio: non sarà per caso che viviamo in un’epoca di pessimo gusto?

Ponti, non muri

Costruire è una magia, i muri non vanno costruiti, i ponti sì e farlo è bellissimo, è un gesto di pace. (Renzo Piano)