Perché questo blog

Caro visitatore,

mi chiamo Maurizio, sono architetto e abito a Bologna. Mi appassionano tutte le forme artistiche e culturali, in particolare la musica e la letteratura. Ed ecco il perché di questo blog.

Qualche tempo fa, come al solito stavo curiosando tra gli scaffali della libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana, quando mi ha colpito (all’inizio  a dire il vero sfavorevolmente) il titolo di un libro: Le persone sensibili hanno una marcia in più, di Rolf Sellin (Universale Economica Feltrinelli). Il sottotitolo (Trasformare l’ipersensibilità da svantaggio a vantaggio) mi ha però subito intrigato un bel po’. Mi sono quindi giocoforza ritrovato prima a sfogliarlo, poi a comprarlo, studiarlo, sottolinearlo, annotarlo, ecc.

E’ stato in questo modo del tutto casuale che ho scoperto di appartenere alla “categoria” – o stile cognitivo – degli ipersensibili. Non è mai troppo tardi”, si diceva una volta. Quello che più importa, però, è la scoperta fatta subito dopo, cioè che con tutta probabilità anche il mio figlio più piccolo è un ipersensibile. Tale caratteristica, tra l’altro, sembra essere ereditaria. Inutile sottolineare che tale consapevolezza (o al contrario ignoranza) riveste una considerevole importanza per un genitore, soprattutto rispetto al processo educativo di un ragazzino che affronterà presto l’adolescenza. Naturalmente, come lui tanti altri, maschi e femmine di tutte le età, e come per i genitori, così per mogli, mariti, parenti, fratelli, sorelle, conoscenti amici, insomma tutti noi.

Ho quindi scoperto che negli Stati Uniti nel 1996 la dottoressa e psicologa (ipersensibile) Elaine N. Aron ha pubblicato un importantissimo libro, in qualche modo veramente pionieristico, che è stato venduto in centinaia di migliaia di copie e che curiosamente in Italia nessuno si è nemmeno sognato di tradurre e pubblicare. Il suo titolo è The Highly Sensitive Person (Harmony Books)da cui l’acronimo riconosciuto a livello internazionale “HSP” per le persone ipersensibili. Questo libro è naturalmente ancora oggi in commercio (da parte mia ha subito la stessa sorte del precedente), ma si può leggere solo in lingua originale, comunque non in italiano. così come tanti altri importanti testi, di Aron o altri autori, studi, siti internet, blog, ecc. che fanno ricerca e informazione sull’ipersensibilità, all’estero. Credo insomma che, per quanto gravoso e impegnativo possa essere questo compito, esso debba essere affrontato in tutta la sua complessità anche dalle nostre parti.

Circa il 15-20% della popolazione risulta in qualche misura ipersensibile (High Sensitive Person: HSP). Mi sono chiesto allora per quale motivo in Italia questo dato di fatto sia così trascurato a livello sociologico e scientifico. Non parliamo di quello politico. Credo che le motivazioni affondino radicalmente nella nostra matrice culturale, che privilegia l’immagine stereotipata dell’uomo e della donna “duri e vincenti” e che quindi tende a indurre più di qualche forma di implicita (auto)censura o reticenza o vergogna; che comunque rendono difficile esprimersi in proposito; qualcuno direbbe fare outing. C’è scarsa consapevolezza del fatto che le persone possono avere stili cognitivi diversi e quindi differenti modi di considerare il mondo; addirittura inferiore la consapevolezza del proprio stile cognitivo. Ma credo anche che valga la pena di tentare di stimolare un dibattito, un confronto, una comunicazione più ampia, che possa perciò essere utile a tante persone che potrebbero incontrare altrimenti anche serie quanto inutili difficoltà, danneggiando  al tempo stesso sé stessi e il contesto sociale. Il punto di appoggio, la base di partenza e di sostegno non può che essere quello della nostra prospettiva culturale.

4 Comments

  1. Anch’io mi sono ritrovata nella categoria. Una bella rottura di scatole ma comincio pian piano a farmene una ragione. La sola cosa che davvero mi dispiace è la difficoltà nel fare amicizia per i motivi che anche tu sicuramente conosci.

  2. Ciao sono Paolo un hsp ed anch’io ho scoperto di esserlo con le tue stesse modalità’ .. entrando in libreria ect . Quello di cui fino ad allora invece sapevo benissimo e’ di un malessere oscuro refrattario pernicioso a qualsiasi trattamento ammesso che il tratto hsp sia possibile trattare o normalizzare . quello che sapevo essere era di una diversità congenita inesplicabile quanto ineffabile è inafferrabile alla mia comprensione ..ora so ‘ che non va né combattuta ne rinchiusa nel recinto dell’intelletto ma lasciata fluire con i dovuti distinguo . Quanto ho sofferto Dio solo lo sa . e’ la sofferenza di chi cerca di nascondere se stesso una sofferenza per i rifiuti continui e le sconfitte, le mie ,di cui il mondo rimane sempre a margine nella sua aridità disposta a non concederti ascolto proprio quando tu ne né avresti maggiore bisogno . Alcuni percepiscono la nostra hsp come un attentato alla loro sicurezza mentale e nella migliore delle risposte ti tengono lontano da loro altri afferrano il nostro bisogno fusionale come vulnerabilità da sfruttare … così va il mondo che non è sempre super partes un caro saluto Paolo

    1. Caro Paolo, è verissimo che anche la nostra particolarità, come tutte, comporta quasi sempre una presa di distanza da parte del prossimo. Questo però è vero per i rapporti superficiali. Non c’è assolutamente nulla “da normalizzare” rispetto alla nostra caratteristica; al contrario (ed è l’unico consiglio che mi sento di dare): ho verificato che “essere sé stessi” è l’unica possibilità per aiutarsi e aiutare il prossimo, vicino e lontano. Nell’approfondimento dei rapporti e nel consolidarsi delle situazioni, ciò che pigramente qualcuno definisce per comodità “anomalia” si rivela poi un grande vantaggio per tutti. Ma è necessaria la consapevolezza. Certo, quasi tutto dipende dalla gerarchia di valori che ognuno sceglie di privilegiare per se stesso. Per quanto mi riguarda ritengo che l’importante sia poter scegliere sempre, non sottomettersi mai a priori accettando per ignavia e senza meditare la cosiddetta “dittatura della maggioranza”. Meglio il dubbio e il conflitto ragionato (e il conseguente continuo ma salutare tormento) alla rassegnata, sterile passività. Un abbraccio. Maurizio

Rispondi a SimonaAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.