1) PROSPETTIVE. «Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?” […]
Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare. Espresso in linguaggio ordinario, naturalmente diventa subito un banale luogo comune, ma il fatto è che nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti, i banali luoghi comuni possono essere questioni di vita o di morte, o meglio, è questo ciò che vorrei cercare di farvi capire in questa piacevole mattinata di sole. […]
Il punto che vorrei sottolineare qui è che credo che questo sia una parte di ciò che vuole realmente significare insegnarmi a pensare. A essere un po’ meno arrogante. Ad avere anche solo un po’ di coscienza critica su di me e le mie certezze. Perché una larga percentuale di cose sulle quali tendo a essere automaticamente certo risulta essere totalmente sbagliata e deludente. Ho imparato questo da solo e a mie spese, e così immagino sarà per voi una volta laureati.
Ecco un esempio della totale falsità di qualche cosa su cui tendo ad essere automaticamente sicuro: nella mia esperienza immediata, tutto tende a confermare la mia profonda convinzione che io sia il centro assoluto dell’universo, la più reale e vivida e importante persona che esista. Raramente pensiamo a questa specie di naturale, fondamentale egocentrismo, perché è qualche cosa di socialmente odioso. Ma in effetti è lo stesso per tutti noi.
È la nostra configurazione di base, codificata nei nostri circuiti fin dalla nascita. Pensateci: non c’è nessuna esperienza che abbiate fatto di cui non ne siate il centro assoluto. Il mondo, così come voi lo conoscete, è lì davanti a VOI o dietro di VOI, o alla VOSTRA sinistra o alla VOSTRA destra, sulla VOSTRA TV o sul VOSTRO schermo. E così via. I pensieri e i sentimenti delle altre persone devono esservi comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali.» (da Questa è l’acqua di David Foster Wallace – Trascrizione del discorso di David Foster Wallace per la cerimonia delle lauree al Kenyon college, 21 maggio 2005)
2) PRONOMI. «Guardando questo paesaggio, e questo nulla, ho capito che nel presente non c’è niente che meriti d’essere raccontato. Il presente è rumore: milioni, miliardi di voci che gridano, tutte insieme in tutte le lingue e cercando di sopraffarsi l’una con l’altra, la parola “io”. Io, io, io… Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; magari laggiù, un po’ a sinistra e un po’ oltre il secondo cavalcavia, sotto il “macigno bianco” che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto.» (Sebastiano Vassalli: La chimera – BUR, 2014)
[…] l’io, io!… il più lurido di tutti i pronomi!… I pronomi! Sono i pidocchi del pensiero. Quando il pensiero ha i pidocchi, si gratta come tutti quelli che hanno i pidocchi… e nelle unghie, allora… ci ritrova i pronomi: i pronomi di persona.“ (Carlo Emilio Gadda, da La cognizione del dolore)
«Homo narcissus, altro che Homo sapiens. Ecco il nuovo, e meno nobile, appellativo che meritiamo. Lo scrive Nicholas P. Money, biologo della Miami University in Ohio, in La scimmia egoista. Perché l’essere umano deve estinguersi (il Saggiatore). Ripercorrendo la storia evolutiva dell’umanità, a partire dalle remote origini della nostra specie, il libro traccia la direzione in cui sta andando il futuro: la Terra si surriscalderà e uno sciame di esseri umani sgomiterà per accaparrarsi risorse e acqua dolce. I più ricchi avranno la possibilità di emigrare verso i poli, gli altri saranno costretti a vivere in cupe città sotterranee, protette dal calore del Sole, fino all’inevitabile estinzione. Un percorso in cui si è introdotto ora anche il coronavirus.
Una pandemia che, dice Money a «la Lettura», rivela più che mai la nostra vulnerabilità: «Pensiamo di essere speciali, poi arriva questo microscopico virus e cambia le nostre vite in poche settimane». La colpa di tutto questo? Nostra. E del nostro profondo, fisiologico, egoismo. Nonché, appunto, del nostro narcisismo. […]» (Federica Colonna, La Lettura – il Corriere della Sera, 12 aprile 2020)
3) ANIME. «Nella paura, nella malattia, nel dolore, «ognuno diventa quello che è», dice Gianluca Vialli a Maurizio Crosetti nella bella intervista uscita su Repubblica il giorno di Pasqua. Ognuno diventa quello che è: un’accelerazione che ha per meta, senza troppi impicci e sovrastrutture, se stessi. Credo che ognuno di noi abbia avuto modo, lungo queste settimane al tempo stesso apocalittiche e rivelatrici (apocalisse vuol dire: rivelazione…), di verificare un poco meglio quello che è. E quello che sono gli altri.
Come in guerra (in questo senso il paragone regge), la presenza quotidiana della morte, e la paura che la vita possa abbandonarci, mette a nudo l’anima delle persone, le costringe a dimostrarsi per quello che sono. Ben più di quanto sappia fare la vita, che è piena di compromessi, scorciatoie, vie di fuga: e per questo ci piace tanto. Ci si chiede se al termine della notte saremo migliori o peggiori, ma la risposta più probabile è che saremo più accanitamente noi stessi. […]» (Michele Serra – la Repubblica, 14 aprile 2020)
«Oblomov significò molto per me, qualche decina di anni fa, credo per il semplice fatto che traduce in scrittura la piaga più dolorosa della nostra carne: il passaggio dalla dimensione mentale alla vita vera, agita, reale. Facile è star fermi a pensare, a intuire, a tentare forsennatamente di prevenire ogni male ingabbiandolo nell’illusoria rete del controllo. Vivere è altra cosa, comporta il rischio (e l’avventura) del levare l’ancora delle proprie certezze, affrontando il mare aperto delle emozioni, delle delusioni, dei contraccolpi più o meno immeritati.
Ed ecco, non è affatto detto che il genere umano abbondi di combattenti: molti più sono gli esitanti, i dubbiosi, coloro che allo shock del respirare a pieni polmoni preferirebbero l’asfissia di un ripostiglio claustrofobico, purché recintato e controllato. Oblomov appartiene a questa seconda categoria.» (Stefano Massini – Robinson, 11 aprile 2020)
4) MORALE. «L’astuzia è una moneta spicciola, con la quale non si può comprare gran che. Come con moneta spicciola si può vivere un’ora o due, così con l’astuzia si può nascondere qualche cosa, ingannare qui, alterare il vero là; ma l’astuzia non basta mai a ad abbracciare un orizzonte vasto, a comprendere un evento serio e importante. L’astuzia è miope: vede bene soltanto ciò che ha sotto il naso, ma non vede lontano e perciò, spesso, finisce per cadere nella trappola che essa stessa ha teso.» (Ivan Aleksandrovič Gončarov: da Oblomov – BUR, 1985)
«È dannatamente difficile essere un brav’uomo. Infatti invecchiando diventa sempre più difficile capire cos’è un brav’uomo. Eppure, è ancora più importante provare ad esserlo.» (dalla serie The Man In The High Castle – Stagione 1, episodio 10)
«[l’Europa] Ha di fronte una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero… L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni…». (Papa Francesco, prima della benedizione Urbi et Orbi, Pasqua 2020)