Il giudizio del proprio tempo

«Fortunato lo scrittore il quale, trascurando i personaggi noiosi, antipatici, che colpiscono per la loro triste realtà, si accosta solo a quelli in cui si rivela la nobile virtù dell’uomo, e, dal gran turbine d’immagini che vortica giornalmente intorno a lui, seleziona solo alcune eccezioni; lo scrittore che è sempre rimasto fedele alla sublime armonia della sua lira, che non è mai sceso dal suo piedistallo per visitare i suoi parenti poveri, e che è rimasto a distanza, fuori da ogni contatto con la terra, completamente immerso in lontane e magnifiche fantasie.

Ah, doppiamente invidiabile è il suo ammirevole destino; queste visioni gli sono familiari, e allo stesso tempo il tuono della sua fama rimbomba in lungo e in largo. La deliziosa nebbiolina dell’incenso ch’egli brucia vela gli occhi umani; il miracolo della sua lusinga maschera tutti i dolori della vita e dipinge solo la bontà dell’uomo. Folle plaudenti affluiscono nella sua scia per precipitarsi dietro al suo trionfale carro. Lo chiamano un grande poeta universale, che si libra alto sopra tutti gli altri geni del mondo come un’aquila si alza sopra tutte le altre creature del cielo. Il semplice suono del suo nome provoca un brivido nei cuori ardenti dei giovani; lo salutano con il luccichio di lacrime sensibili. Egli non ha eguali in potere: egli è Dio.

Ma un diverso destino e un altro fato attendono lo scrittore che ha osato evocare tutte quelle cose che stanno costantemente davanti ai nostri occhi ma che gli occhi pigri non vedono − la melma irritante delle meschinità che impastoiano la nostra vita, e l’essenza di personaggi freddi, invertebrati, d’ogni giorno, che brulicano sul nostro cammino terreno, talvolta amaro e tedioso; e che osa, con la potenza del suo bulino spietato, riprodurli con pieno risalto agli occhi del mondo intero. Non per lui sarà l’applauso, non vedrà lacrime grate, non raccoglierà l’ammirazione unanime delle anime commosse; a lui non volerà nessuna fanciulla sedicenne, con la testa tutta scombussolata di fervore eroico.

Non sarà lui a provare quel dolce incanto di un poeta che ascolta solo le armonie da lui stesso create; e, per ultimo, non potrà sfuggire al giudizio del suo tempo, il giudizio di contemporanei ipocriti e avidi, che accuseranno le creature create dalla sua mente di essere indegne e di nessun valore, e gli destineranno un cantuccio spregevole nella galleria di quegli autori che insultano il genere umano, gli attribuiranno i difetti dei suoi personaggi e gli negheranno qualsiasi cosa − cuore, anima e la fiamma divina del talento.

Il giudizio del suo tempo, infatti, non ammette che le lenti attraverso le quali si possono osservare gli astri siano meravigliose quanto quelle che rivelano il movimento d’insetti altrimenti invisibili; il giudizio del suo tempo non ammette che occorra una buona dose di profondità d’animo per illuminare un quadro preso dalla bassezza della vita ed elevarlo a dignità d’arte; e neppure ammette, il giudizio del tempo, che l’alto riso estatico è degno di porsi a fianco del più alto afflato lirico e non ha niente in comune con le smorfie del saltimbanco.

Il giudizio del suo tempo, tutto questo, non lo ammette e volge tutto a critica e offesa contro il misconosciuto scrittore: privo di simpatie, di rispondenze, di comprensione, come il viaggiatore senza casa, egli rimane solo sulla sua strada. Triste sarà il suo cammino e amaramente egli sentirà la completa solitudine… E per molto tempo ancora m’impone una qualche potenza mirabile di procedere a braccio dei miei strani eroi, e osservare l’enorme fiume precipitoso della vita, osservarlo attraverso il riso che tutti possono scorgere, e attraverso le lacrime che nessuno vede e conosce. Ed è ancora molto lontano il tempo in cui con uovo impeto si leverà la terribile tempesta dell’ispirazione dalla mente cinta di divino orrore e splendore e udranno tutti, tremanti e intimoriti, il formidabile suono di altre parole…» (Nikolaj Gogol’ – da Le anime morte)

In certi casi, cioè per scrittori di riviste popolari e così via, il successo dipende  da quanto l’immagine che lo scrittore si è fatta del lettore corrisponda alle tradizionali (cioè immaginarie) nozioni che i lettori hanno di loro stessi, nozioni attentamente create e fornite dagli stessi sistemi editoriali e comunicativi. Nell’arcano, misterioso e indecifrabile mare della vita, qualche scrittore nuota quindi solamente fra le sue increspature più miti e si limita ad apprezzare solo queste.

«Ma il palombaro, il cercatore di perle nere, l’uomo che preferisce i mostri degli abissi ai raggi di sole sulla spiaggia, troverà ombre che legano il nostro stato di esistenza con quegli altri stati e modi che noi misteriosamente apprendiamo nei nostri rari momenti di percezione irrazionale.» […]  Gogol’ era una strana creatura. D’altra parte, il genio è sempre strano: solo lo scrittore di second’ordine ha per il lettore il grato aspetto d’un vecchio e saggio amico, che elabora per benino le idee sulla vita proprie al lettore stesso. La grande letteratura sfiora l’irrazionale.» (Vladimir Nabokov, da Nikolaj Gogol’ – Adelphi, 2014)

Qui sopra: video non ufficiale  della canzone I provinciali dei Baustelle, dall’album La malavita del 2005 (montaggio di Francesco Stinco, immagini di Leonardo Luca Dalessandri) – In testata:  Lrg Antique O/C Victorian Interior Oil Painting – Giovane donna che scrive una lettera.

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