La bottiglia di vetro blu

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Martin Niemöller (1892-1984)

UNO. Nel capitolo due, parte terza del romanzo Madame Bovary (di Gustave FlaubertI), ad un certo punto compare una bottiglia di vetro blu. La bottiglia si trova nel cosiddetto cafarnao del farmacista Homais. È chiamato cafarnao lo studio privato, il rifugio (gelosamente chiuso a chiave) dove egli “si diletta a esercitare le sue predilette attività”. Nessuno deve metterci piede e la proibizione è così assoluta che lui stesso vi fa le pulizie. Homais è infuriato perché il suo giovane allievo-aiutante Justin ha appena osato entrarvi senza permesso. Da qui la sua dura reprimenda:

«Vengo subito! Ma lo sai cosa hai rischiato? Non hai visto niente, nell’angolo a sinistra, sopra il terzo scaffale? Parla, rispondi, di’ qualcosa!» «Io… non so» balbettò il ragazzo. «Ah! Tu non sai! Ebbene, lo so io! Hai visto quella bottiglia di vetro blu, sigillata con la cera gialla, che contiene una polvere bianca, e sulla quale ho anche scritto: Pericoloso! E lo sai cosa c’è dentro? Arsenico! E tu vai là a toccare! Prendi una pentola che c’è lì vicino!» «Lì vicino!» gridò la signora Homais, giungendo le mani «Arsenico! Potevi avvelenarci tutti!» E i bambini si misero a urlare, come se già avessero sentito dolori atroci nelle viscere…»

Anton Cechov ha scritto: «Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari». In questo caso non si tratta di una pistola, bensì di veleno; ma il principio è lo stesso. Infatti (attenzione: segue spoiler!) esauriti i tentativi di trovare soldi per saldare l’enorme debito che ha contratto con il mercante strozzino Lheureux, Emma, disperata, ruba quell’arsenico dalla farmacia di monsieur Homais e si uccide.

DUE. A Berlino, sull’area oggi denominata Topografia del Terrore, tra il 1933 e il 1945 si trovavano le sedi della polizia segreta di stato (Gestapo), del Servizio di sicurezza (Sichherheitsdienst, SD) delle SS, della direzione delle SS (Reichsführung-SS) e dell’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich (Reichssicherheitshauptamt, RSHA), le maggiori istituzioni del terrore nazionalsocialista. Un’area in parte abbandonata all’ombra del Muro è stata trasformata in un centro di documentazione sui crimini di guerra del nazionalsocialismo che ogni anno attira centinaia di migliaia di visitatori (immagine sopra). Questo luogo è stato riscoperto e gradualmente è divenuto parte integrante della memoria storica di Berlino e della Repubblica federale tedesca. In Italia non è mai successo nulla di neanche lontanamente paragonabile. In Germania se fai il saluto romano finisci in galera. In Italia si parla invece di goliardate in costume. Noi non abbiamo mai fatto i conti con il nazifascismo e non pochi italiani sono complici di questa deriva. Stiamo forse cominciando a rendercene conto?

3 novembre 2018: sulla circumvesuviana di Napoli, un ragazzo bianco vestito di nero si mette a sbraitare contro un pakistano che se ne sta seduto tranquillo. Nessuno obietta niente, tranne la signora Maria Rosa Coppola che gli dice forte: “Mo’ pigl’ ‘o ‘mbrell’ e t’o scasso ‘n capa. Tu non sei razzista, sei scemo e pure stronzo”. Reagisce il ragazzo bianco col cranio rasato: “L’Italia non è loro, è nostra”. E lei: “Preferisco che sia la sua, non la tua”. La signora Maria Rosa fa la sarta alla sede RAI di Napoli. (da Carlo Verdelli: Roma non  perdona. Come la politica si  ripresa la RAI – Feltrinelli, 2019)

TRE. Come ha ribadito Massimo Cacciari nel suo bell’intervento a Monte Sole il 25 aprile scorso, la storia non si ripresenta mai nelle stesse forme. Però in qualche modo essa può ripresentarsi. È meglio saperlo. Per questo motivo è assolutamente necessario interrogarsi, nella storia, su quelle che lui in quell’occasione ha definito “le cause dell’impossibile“. Infatti: chi mai pensava fosse possibile una cosa come la Shoah prima dell’avvento del nazismo? Nessuno. Proprio nessuno. Eppure…

Anche nel romanzo (commedia? farsa? dramma? tragedia? o cos’altro?) della politica italiana, da un po’ di tempo è comparsa, metaforicamente parlando, una bottiglia di vetro blu (o una pistola, se preferite, oppure un mitra): Matteo Salvini, La bottiglia Salvini contiene un veleno molto pericoloso per noi italiani, un veleno che potrebbe avvelenarci tutti, come del resto ha già fatto in un passato abbastanza prossimo. Un passato mai davvero passato, dalle nostre parti. Appunto perché noi, con il nazifascismo, non abbiamo mai fatto davvero i conti, come invece i tedeschi hanno fatto con il nazismo. Abbiamo lasciato che esso continuasse a circolare, grazie a persone con ruoli importanti e funzioni spesso occulte (oppure sotto falso nome con potenti coperture), nelle vene della nostra società. Perciò, come scrive Sandro Veronesi sul Corriere della Sera (8 maggio 2019), la domanda che rimane da porsi è la seguente:

QUATTRO. «Tutte quelle rune, quei saluti romani, quei richiami al ventennio o direttamente a Mussolini, tutte quelle differenze di trattamento delle persone a seconda della loro provenienza, della loro religione e del colore della loro pelle, sono compatibili con la XII Disposizione della Costituzione e con la legge Scelba? Se gli organi competenti (che non sono gli elettori) ci diranno di sì, vorrà dire che sopporteremo quel ciarpame e lo combatteremo con gli strumenti della cultura e della democrazia; ma se per caso venisse fuori che no, che non sono compatibili, allora avremmo il diritto di vedere bonificata la nostra società da queste infestazioni.

Come? Lo dicono la Costituzione e il codice penale: lo scioglimento, l’arresto, la detenzione. Sarebbe anche l’ora di finirla di giocare a nascondino, vigliaccamente, con queste faccende: sei fascista? Abbi il coraggio di dirlo e di consegnarti al tuo martirio; sei uno Stato democratico? Smetti di chiudere un occhio, o entrambi, dinanzi a questa questione, che è fondante. Arbitri, ci siete? (…) intervenite, per favore, voi che ne avete l’autorità, il diritto e il dovere; diteci una buona volta se Casapound, Forza Nuova, la casa editrice Altaforte, le Fiamme Nere e anche Avanguardia nazionale, già che ci siamo, sciolta nel 1976 ma ancora inneggiata nelle celebrazioni delle destre, hanno diritto di esistere, organizzare eventi, partecipare alle elezioni, chiedere il 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi, occupare spazi in radio, televisioni e stand nei saloni del libro — o se invece, come sembra a molti, tra cui me, siano semplicemente un reato.

«La XII Disposizione della Costituzione vieta la rifondazione del partito fascista. Io oggi vedo dei reati, ripartiamo da qui» In caso contrario, aggiungo, dispiace dirlo ma la nostra screditata quanto amata Repubblica italiana rischia di suicidarsi come Emma Bovary. È bene esserne consapevoli.

In testata: Giorgio Morandi: Natura morta. olio su tela, 1938 – Sotto: Berlino. Topografia del terrore. Centro di documentazione sui crimini di guerra del nazionalsocialismo. – Di seguito: Matteo Salvini all’inaugurazione della nuova Questura di Monza, 15 aprile 2019 Monza.  Foto Claudio Grassi/LaPresse – Il brano ” if you tolerate this then your children will be next ” dei Manic Street Preachers è contenuto nell’album This Is My Truth Tell Me Yours (1998)

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