La libertà non è una passeggiata

«Non c’è preoccupazione più assillante e più tormentosa per l’uomo, non appena rimane libero, che quella di cercarsi al più presto qualcuno innanzi al quale genuflettersi. […] O dunque hai dimenticato che la pace e magari la morte sono all’uomo più care della libera scelta nella conoscenza del bene e del male? Non c’è nulla di più ammaliante per l’uomo che la libertà della propria coscienza, ma non c’è nulla, del pari, di più tormentoso». (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)

Esistono problemi matematici che non consentono una soluzione generale ma piuttosto soluzioni singole che, combinate tra loro, si avvicinano alla soluzione generale. A nostro parere, il problema della vita umana vi assomiglia molto. Sappiamo bene che non si tratta di una romantica passeggiata mano nella mano al chiaro di luna. Uno spirito moderatamente pessimista potrebbe anzi averne un’idea piuttosto disillusa o addirittura tragica. Altri invece la considerano alla stregua di un’equazione matematica; secondo loro, sarebbe quindi sufficiente sostituire alle numerose incognite certi predeterminati valori, procedere al calcolo conseguente e ottenere la rassicurante soluzione prevista. Ma quali sarebbero questi valori da inserire nelle operazioni? Ovvio: i loro valori personali, che poi dovranno successivamente essere condivisi da tutti. Anzi, avrebbero dovuto esserlo già da prima.

Francesco De Sanctis, a proposito delle teorie di certi filosofi, parlava di “un tessuto di proposizioni logiche senza corrispondenza nella realtà.” Tendiamo infatti un po’ tutti per istinto a costruire sistemi quasi “matematici”, nell’illusoria convinzione di poter raggiungere così un rassicurante e definitivo equilibrio, una volta per tutte. Purtroppo o per fortuna, però,  vi sono contraddizioni che non si possono superare perché le varianti da inserire sono infinite, imprevedibili, incomprensibili, ecc. ecc. Tra tesi e antitesi, insomma, non c’è sintesi:  «… quell’ampia disordinata fiumana di situazioni sarebbe allora un susseguirsi a casaccio di tentativi di soluzione, insufficienti e, presi singolarmente, anche sbagliati, dai quali, se l’umanità li sapesse riassumere, potrebbe infine risultare la soluzione esatta e totale. (Robert MusilL’uomo senza qualità, parte seconda, 83) Attenzione, c’è scritto: “se l’umanità li sapesse riassumere.” Ma siamo realisti: l’umanità non ne è mai stata capace e non lo sarà mai.

Secondo Leopardi «La comunicazione tra gli uomini si fonda proprio sul falso, sull’artificio, su deformazioni interessate: il successo spetta alla simulazione, all’incongruenza tra parole e comportamenti: “il mondo parla costantissimamente in una maniera, ed opera costantissimamente in un’altra” (dai Pensieri). Ora, poiché  secondo la sua teoria del piacere ogni esistenza è appunto guidata da un’aspirazione al piacere, che è qualcosa di illimitato e che quindi non riesce mai a realizzarsi totalmente, proprio perché il desiderio è sempre infinito, la sua teoria, già ben definita nello Zibaldone all’inizio del 1820, spiega la disposizione dell’uomo a trovare un senso alla vita attraverso le illusioni.» (Giulio Ferroni – Storia della letteratura italiana. Dall’Ottocento al Novecento)

Se da un lato le illusioni umane indicate da Leopardi sono comprensibili e forse anche giuste, dall’altro il falso, l’artificio, le deformazioni interessate, la simulazione, l’incongruenza tra parole e comportamenti, invece, proprio non lo sono. Inserire nell’illusoria equazione esistenziale i propri valori personali significa coartare la libertà degli altri pur di affermare, come sempre, la propria. Per qualcuno, la nostra incomparabile capacità di mostrarci cambiati agli occhi altrui, rimanendo immutabilmente noi stessi, appare sempre la soluzione giusta. Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato però non cambia e la libertà è davvero tutta un’altra cosa.

Il dipinto sopra il video è di Jan Steen: Il ciarlatano (1663-1665)

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