L’estensione del faggio

Nonostante una diffusa convinzione, il Terzo Reich non si prefiggeva come obiettivo il dominio del mondo. Ciò che lo interessava era il continente europeo. E come sempre, era la natura a disegnare i limiti dell’espansione nazista. Esiste infatti una frontiera naturale, invisibile perché climatica, quella che separa il clima oceanico dal clima continentale, e che è indicato dal limite meridiano orientale di un albero: il limite orientale del Reich è fissato dai termini estremi dell’estensione del faggio.  E’ la zona propria di quell’essenza “per eccellenza germanica“, è l’Ovest. All’Est infatti questa specie non si trova più.

Il nazista ama la natura. Dopotutto Hitler e Himmler erano vegetariani, e la loro legislazione sulla protezione degli animali è rimasta in vigore fino al 1972 nella Repubblica Federale Tedesca. Il biologo Heinz Graupner dedica poi lunghe pagine a tentare di distinguere il regno animale da quello vegetale, prima di arrivare alla conclusione dell’impossibilità di questa impresa: “Otteniamo l’immagine di una grande unità di tutto il vivente quando tentiamo di tracciare frontiere tra i diversi regni organici, in quanto non scopriamo alcuna differenza fondamentale tra gli organismi” stessi.

In una pubblicazione destinata agli ufficiali delle SS [SS-Leitheft, V (1939) n. 4, pag. 28] poi si afferma: “E’ contrario alla volontà della natura che l’uomo, prigioniero della follia della propria importanza, decida di vivere la vita che vuole. Cos’è dunque un uomo in quanto individuo? L’osservazione della natura ci insegna che la foglia dell’albero esiste solo grazie al ramo sul quale cresce. Che il ramo riceve la sua vita dal tronco, e che questo deve il suo sviluppo alla radice, la quale trae la sua forza dalla terra. Quanto all’albero, esso non è che un membro della foresta.

Contrariamente a quanto si dice spesso, la gerarchia degli esseri viventi del nazismo non consiste in una scala che ponga  gli ariani in alto e gli ebrei in basso, ma in una topologia più complessa – in alto gli ariani e tutti gli animali da preda, le razze umane miste, poi gli slavi,  i neri e gli asiatici al grado più basso. Gli ebrei sono a parte, altrove: né propriamente umani né veramente animali, appartengono all’ambito batteriologico più che al diritto biologico comune. In una intervista del 1943 con l’ammiraglio Horthy (capo dello stato filofascista ungherese) Hitler dichiara: “Bisogna trattarli come bacilli della tubercolosi, che possono infettare un corpo sano. In questo non c’è nulla di crudele se si pensa che animali innocenti come i conigli devono essere decimati per evitare ogni danno. Perché mai si dovrebbero risparmiare le bestie orribili che volevano portarci il bolscevismo?

Il nazista, per quanto naturalista, non ama allo stesso modo tutti gli animali: in linea di massima gli piacciono le bestie da preda, combattenti capaci di resistenza superiore nella lotta per la vita; bene anche i cervi, di cui vengono esaltati i maschi dominanti che s’impongono nella lotta per la riproduzione; molto bene anche i cani, ma non tutti (bocciato infatti il barboncino casalingo, tutto  curato e arricciato…). A sorpresa, bocciatura anche per il gatto, “una razza strana, imprevedibile. Il loro posto non è tra noi. Vengono da oriente (…) Non riescono a integrarsi in alcuna comunità. I tedeschi amano i cani“, dichiara Wilhem Vesper, scrittore nazista. Per Hitler, infatti, i tedeschi sono gli innocenti topi vittime dei gatti giudei. In quanto ai conigli: “Non vedrete un coniglio malato sopravvivere oltre pochi giorni: sarà preda dei suoi nemici e, grazie a questo, sarà sollevato dalle sue sofferenze. E’ questa la ragione per cui i conigli sono una società [sic] che è sempre sana al 100%“, afferma Eugen Stahle. (da Johann Chapoutot  – La legge del sangue. Pensare e agire da nazisti, Einaudi 2016)

Comunque sia, nell’Italia contemporanea, ma non solo, negli ultimi tempi  queste particolari associazioni ambientaliste organizzano con una certa regolarità  interessanti attività sportive e/o culturali. Ad esempio, piacevoli sgambate “open air“: “Circa un migliaio di militanti di estrema destra si sono presentati sabato pomeriggio (29 aprile 2017) al Campo X del Cimitero Maggiore di Milano per commemorare i caduti della Repubblica di Salò”. (da Corriere.it) Come spesso succede dalle nostre parti, nessuno si è accorto di nulla. “La manifestazione non era autorizzata” è quanto riferiscono dalla Questura milanese. I militanti hanno aggirato i divieti arrivati il 25 aprile dalla prefetta di Milano Luciana Lamorgese e la manifestazione impedita il giorno della Liberazione si è svolta aggirando i divieti. Al Campo X sono sepolti morti repubblichini e criminali di guerra nazisti.

Oppure distensive camminate urbane come questa: “La marcia su Roma non si farà il 28 ottobre. Forza Nuova: ma non abbiamo rinunciato. Nuova ipotesi il 4 novembre sempre all’Eur.” (da Il Tempo.it)

Infine, che dire della loro ultima – almeno per ora – simpaticissima iniziativa?

“Appena incrociano una persona diversa da loro, gli ultrà all’olio di ricino della Lazio vengono invasi da un incomprensibile senso di superiorità che sono soliti esprimere in versi e versacci. Finché un giudice si scoccia e chiude la curva. La curva, beninteso, non i curvaioli, la cui sventurata sorte di profughi del tifo tocca il cuore del presidente Lotito. Il noto umanista ha una pensata folgorante: che ai lazi-fascisti, sfrattati dal loro nido, sia concesso in affitto quello della Roma per la cifra simbolica di un euro. Naturalmente «nel quadro della campagna di educazione contro il razzismo». Trattandosi di una fesseria, diventa subito operativa. Domenica scorsa i «rieducati» occupano la curva nemica e — immagino nel quadro della campagna contro il razzismo — la riempiono di scritte antisemite e fotomontaggi di Anna Frank con la maglia della Roma.

Munito di apposita microsonda, mi inoltro nel luogo più claustrofobico del mondo: il loro cervello. Circumnavigandolo in un nanosecondo, si scopre che, per certe menti illuminate come una notte senza luna, accostare qualcuno alla vittima-simbolo dell’Olocausto rappresenta un insulto efferato. Proprio vero che la vita è una questione di punti di vista. Se fossi un tifoso della Roma, mi appunterei sul petto il fotomontaggio di Anna Frank giallorossa, ringraziando quei miserabili per avermi ritenuto degno di un così grande onore.” (Il Caffè di Massimo Gramellini – Corriere della Sera, 24 ottobre 2017)

D’altra parte, che possiamo farci? Anche gli Irriducibili laziali fanno parte della natura. Come tutti gli animali, anch’essi (non certo fra i nostri preferiti) hanno avuto l’istinto di segnare un territorio appena conquistato: in questo caso la curva Sud dell’Olimpico. Dev’esserci un faggeto nei paraggi.

(Nell’immagine in testata: “Him” di Maurizio Cattelan, 2001 – Tutta la prima parte del post è basato sul testo di Johann Chapoutot  “La legge del sangue. Pensare e agire da nazisti” – Un sincero ringraziamento a Massimo Gramellini per il suo eccellente “Caffè”)

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