«Abramović e Ulay hanno condiviso dodici anni, amandosi e lavorando insieme. In una recente intervista televisiva lei ha confessato che gli ultimi tre anni di relazione sono stati orribili: tradimenti, incomprensioni, accuse. Più la loro fama cresceva, più il rapporto di coppia si deteriorava. Ulay mal sopportava la celebrità, mentre Abramovic riesce tuttora a gestirla e a beneficiarne per far conoscere le sue idee.
Nel 1988 decidono di lasciarsi a modo loro: una decisione sofferta e privata viene trasformata ancora una volta in un atto artistico e in un gesto suggestivo per ogni coppia che abbia deciso di porre fine a un grande amore. La loro ultima performance è “The Lovers: The Great Wall Walk”. L’ultimo atto epico di un amore che ha cercato di rendersi intelligibile a tutti, tanto da raggiungere il grado di universalità e quindi di totale condivisione. Con un’azione che ricorda quella che inaugurò l’inizio della loro storia – quando cominciarono a frequentarsi a Praga, simbolicamente scelta come luogo a metà strada tra le loro città di origine, Berlino e Belgrado – per onorare la fine, scelgono la Grande muraglia cinese. Camminando ognuno dai due estremi opposti della Muraglia, stabiliscono di incontrarsi a metà strada dopo novanta giorni e porre fine, con grande commozione, alla loro storia.
Marina Abramovic e Ulay da quel momento non avranno più rapporti per 23 anni, fin quando, in occasione della performance organizzata da lei al Moma di New York intitolata “The Artist is Present” che la costringe a rimanere seduta per sette ore al giorno davanti a un tavolo con di fronte una sedia vuota, Ulay si presenta. A turno il visitatore può sedersi di fronte all’artista e guardarla in silenzio per due minuti. Inaspettatamente c’è anche il suo vecchio compagno d’arte e di vita a sedersi su quella sedia, dando vita a un momento commovente: una performance nella performance – estemporanea, irripetibile – che, nata nell’epoca dei social network, sarà soggetta al destino della condivisione raggiungendo il pubblico più vasto possibile.» (Roberta Errico – the vision.com)
Ulay, pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, è morto all’età di 76 anni a Lubiana il 2 marzo 2020. L’artista viveva da oltre 10 anni in Slovenia e da tempo era malato di cancro. Il 16 luglio scorso Marina Abramović è stata al centro di un incontro organizzato dal Maxxi di Roma nell’ambito di un’esposizione sulle “Voci eroiche dell’ex Jugoslavia“. La mostra include il set della performance Rhythm 0.