«Se la sono anche cercata, ma difficilmente esiste una categoria più disprezzata e vilipesa di quella dei politici ( forse, ex aequo con noi giornalisti). In questi giorni, poi, le cronache parlamentari sguazzano gioiose tra Montecitorio e Palazzo Madama perché l’articolo (in quanto merce) di scherno sul suk dove si mercanteggiano i voti a favore, o contro il governo, si scrive da solo. Mi assumerò dunque il rischio della facile derisione affermando: a) che non tutti gli onorevoli sono dei manigoldi a caccia di prebende e vitalizi; b) che nel dibattito sulla fiducia a Conte non sono mancati gli interventi bene argomentati ed espressi; c) che l’applauso che ha salutato l’ingresso in aula della senatrice a vita Liliana Segre è stato toccante e di grande dignità per l’istituzione. È stato il senatore Pier Ferdinando Casini a cogliere l’attimo interrompendo il suo intervento. Poco dopo è toccato alla senatrice M5S Alessandra Maiorino trovare le parole giuste: “Dobbiamo dire grazie alla senatrice Segre, che ha anteposto la salvezza del Paese alla sua stessa incolumità. L’esatto contrario che ha fatto colui che ci ha portato a questa situazione”.
Non conosco la Maiorino (leggo che si occupa di laicità e di diritti civili), ma posso dire che nei sei minuti a disposizione ci ha messo intensità e passione. Conosco l’obiezione: ma come, fai l’elogio di una grillina appartenente cioè a quel movimento di esagitati che intendevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno? Può essere che la guerra contro la cosiddetta “casta” sia stata, anche, condotta pretestuosamente. Però, il pregiudizio politico ha agito in entrambi i sensi e dunque anche attraverso la superficiale narrazione di un movimento di scappati di casa, ignoranti e inetti, destinati a essere dimenticati presto dall’elettorato. Così non è stato, e quanto alla presunta incompetenza è così difficile prendere atto che attraverso la funzione esercitata, quella legislativa, che comporta applicazione e studio, si è formata una classe dirigente di nuovo conio rappresentata non indegnamente sugli scranni e al governo? Non è con il facile disprezzo del Parlamento e dei suoi ospiti che si difende la democrazia. Come ci ricorda la lezione di Liliana Segre, giunta in quell’aula malgrado i rischi connessi all’età per dare la fiducia al governo. Spinta, ha detto a Gad Lerner, “da un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile”». (Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano, 20 gennaio 2021)