«Natalia Junquera, giornalista del Paìs , ha raccontato una storia terribile e meravigliosa che ci parla di noi, di quello che sappiamo delle nostre famiglie – da chi veniamo, chi siamo. Il racconto edificante, quello che si tramanda, può essere lontanissimo dalla realtà e puoi scoprirlo per caso, un giorno, leggendo un trafiletto su un giornale. Una ragazza di 18 anni ha letto il suo cognome, Urraca, associato al nome Pedro: era un “cacciatore di rossi”, diceva l’articolo, un agente franchista della Gestapo.
Nel 1940 consegnò alla polizia l’ex presidente della Generalitat catalana Lluis Companys, che due mesi dopo fu fucilato su ordine di Franco.
Pedro Urraca è il nome del nonno, pensa la ragazzina: che coincidenza. Cerca, chiede in famiglia: nessuno parla, molti sono morti ma lei trova infine una scatola di foto. Il nonno che esibisce Companys come un trofeo, il nonno che guida una delegazione nazi per la Spagna.
Comincia qui una storia – attraverso la condivisione delle immagini – che mette in contatto persone di continenti diversi.
Le scrive Analia Kalinec, figlia di un genocida condannato per crimini contro l’umanità in Argentina. Nasce un collettivo di figli e nipoti di aguzzini di diversi Paesi: quasi tutti accomunati dall’aver scoperto molto tardi la vera storia dei loro genitori, nonni. Il collettivo di chiama Storie disobbedienti (Historias desobedientes) e ha lo scopo di condividere informazioni per dare qualche riparazione ai discendenti delle vittime. C’è qualcosa di terribile, appunto, nello scoprire ciò che è stato occultato dalla famiglia per vergogna. Ma c’è anche uno sberleffo della storia. Una restituzione, una specie di giustizia che vuoi o non vuoi, si compie da sé.» (Concita De Gregorio – la Repubblica, 10 gennaio 2023)
L’Italia è un paese che non ha mai fatto i conti con il proprio passato; è patria del familismo amorale, “difetto” fondamentale della nostra società. Questo percorso verso la verità è quindi molto più difficile da noi che altrove; e infatti non avviene mai. Il familista amorale si comporta secondo la seguente “regola aurea”: massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare, nel presupposto che tutti gli altri agiscano allo stesso modo. È vero: c’è qualcosa di terribile nello scoprire qualcosa che è stato occultato dalla famiglia per vergogna o altro; ma come scrive Gide, bisogna credere in coloro che cercano la verità e dubitare di coloro che la trovano. Però quando la verità dipende dal grado di parentela, allora tutti i focolari sono chiusi, tutte le porte sono serrate e la strada per la giustizia è già sprangata in partenza.