«I grandi drammi sociopolitici non sembrano affatto, agli occhi degli stessi attori che in quel momento li stanno recitando, dei veri e propri drammi. Sono sequenza scoordinate di fatterelli quotidiani, a volte insipidi a volte irritanti, con rari picchi di accelerazione e di intensità. È soltanto alla fine, quando è troppo tardi, che si comincia a capire che quelle sequenze di piccoli fatti stavano tracciando sul muro, sotto lo sguardo di tutti, le linee di un cruento destino. “Il problema del nazismo fu prima di tutto un problema di percezione” scrive l’autore proprio alla fine del libro. Ma lo stesso si potrebbe dire, per il passato, a proposito del fascismo, o del bolscevismo; mentre per il futuro non si può escludere di doverlo ripetere a proposito di qualche altro ismo autoritario. [… ]
Oggi come allora gli avversari della democrazia circolano numerosi tra noi, ma stanno anche dentro di noi, nel perenne conflitto, ch’è a un tempo sociale e psichico, tra bisogno di sicurezza e desiderio di libertà; tra l’impulso di ridurre l’angoscia del futuro e del dover scegliere, e la volontà di non sottostare a nessun capo che decida in nostra vece quel che va bene per noi.» (Luciano Gallino: dall’introduzione a William Sheridan Allen: Come si diventa nazisti – Einaudi, 2014)
Esistono due categorie di indifferenti: da un lato, quelli troppo stupidi per capire ciò che succede e che potrebbe succedere; dall’altro, gli ignavi che lo capiscono benissimo, ma stanno al balcone aspettando il momento giusto. Dovendo proprio scegliere, meglio gli imbecilli degli ipocriti opportunisti.