«L’uomo vuole sempre cambiare il mondo, ma mai sé stesso, per questo il mondo non cambia mai». Lev Nikolàevič Tolstòj
«Bisogna arrabattarsi!», gli dicevano, «Tirare a campare», aggiungevano. Non aveva nessun genio per l’arrabattarsi e il tirare a campare, nel di cui uso si trovava più impacciato che una foca a frigger tortelli.» (Carlo Emilio Gadda: La cognizione del dolore) Per Gadda l’arrabattarsi e il tirare a campare sono i mali incurabili dell’accidiosa e ignava indole italiana. Infatti i protagonisti autobiografici dei suoi romanzi si trovano sempre a disagio in tale realtà; e il dottor Ingravallo, l’investigatore protagonista di Quer pasticciccio brutto de via Merulana, «Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo.»
C’è comunque sempre qualcuno che ha opinioni molto meno complesse, magari banali e schematiche (niente gnommero, solo accétta), però davvero precise e “aerodinamiche” (per dirla alla Baricco) sullo scabroso argomento:
«In Italia, per trent’anni, sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi e carneficine ma ne vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace, che cosa ne è venuto fuori? Gli orologi a cucù.» La frase è pronunciata da Orson Welles nel film Il terzo uomo di Carol Reed che nel 1949 vinse il festival di Cannes.
Jean-Marie Le Pen (ex leader e fondatore del partito politico francese di estrema destra Fronte Nazionale) condivide in pieno questa idea. Il 29 maggio 2005, dopo che i francesi avevano bocciato la Costituzione europea, (seppur scritta da uno di loro, Giscard d’Estaing) infatti dichiarava: «Ecco, l’Unione europea è la patria degli orologi a cucù. Gli europei, come gli italiani del Rinascimento, sono stati grandi e hanno dominato il mondo quando si sono combattuti tra loro. Ora vanno d’amore e d’accordo, e non contano più nulla».
Tra l’altro, che gli italiani vadano d’amore e d’accordo pare un’opinione davvero originale, indubitabilmente frutto di scarsa esperienza diretta sul campo. Ciò che più colpisce, però, è la diffusa convinzione che la causa del nostro oggettivo, progressivo declino politico-economico-culturale sia conseguenza della mancanza di quelle salutari “guerre, terrore, omicidi e carneficine” che porterebbero finalmente un proficuo rinnovamento dello spirito nazionale. Come si vede, non siamo molto lontani dalla marinettiana “guerra, sola igiene del mondo”; un secolo di storia italiana, insomma, non ha insegnato proprio nulla.
Prendiamo ora dalla cronaca sportiva un esempio di come gli italiani vadano da molto tempo “d’amore e d’accordo” fra di loro e cerchiamo di capire il perché.
Silvio Baldini è un allenatore di calcio italiano e tecnico del Palermo neopromosso in serie B. «Domenica scorsa ha battuto il Padova di fronte a 35 mila spettatori, poi, ospite a Sky Sport (Calciomercato L’originale, con Di Marzio e Bonan), le sue uscite hanno fatto il giro dei social. «Qui a Palermo ritrovo dei princìpi — ha detto in collegamento — se sei sposato e ti metti a guardare altre donne, non va bene. Se hai moglie e figli e vuoi andarti a sc… una ragazzina, fanno bene a tagliarti i coglioni».