A mio nome no

Tutto spiegato. Tutto già detto. Compreso il fatto che per me, e per molti altri italiani, domani sarà un giorno di rispetto e di silenzio. Ma non di lutto nazionale. Chi lo rimpiange come un padre della Patria, sappia che la mia Patria è un’altra.

San Giorgio con lucertole

I movimenti complottisti condividono molte caratteristiche con quelli religiosi: nei sostenitori di tali teorie troviamo una sorta di fede incondizionata nelle proprie convinzioni, le quali non possono essere confutate, dal momento che ogni azione per dimostrarne la falsità si trasforma nella prova dell’esistenza di un qualcosa di nascosto. Molto importante il ruolo rivestito dai social network, e in generale da Internet, i quali hanno assunto nel tempo un’importanza sempre maggiore per la circolazione di idee. Esistono molti siti web, blog e pagine social dedicate a questi temi ma il traffico che le frequenta è costituito per quasi la totalità da persone che già sostengono le teorie in questione. Ci si troverà quasi sempre all’interno delle cosiddette echo chambers (camere dell’eco), spazi virtuali creati sulle piattaforme social dall’algoritmo in cui l’utente si trova ad interagire maggiormente con altri individui che condividono le sue stesse posizioni. (dalla tesi di Laurea di Gianmaria Brizzi – Università degli Studi di Padova, 2022)

La cultura vale più della politica

Ischia, sera del 28 luglio 1883. A un sordo boato segue un violento terremoto. Il giovane Benedetto Croce – che soggiornava sulla collina di Casamicciola – perse la madre, il padre, la sorellina; lui rimase una notte e un giorno sepolto fino al collo. Il giorno dopo Benedetto fu estratto da due soldati; sulla sua salvezza è nata in tempi recenti una polemica tra Roberto Saviano e Marta Herling, nipote di Croce: secondo l’autore di Gomorra il giovane si salvò perché seguì il consiglio del padre morente che gli avrebbe detto «offri centomila lire a chi ti salva». Comunque sia, per fortuna Croce si è salvato ed è diventato il grande filosofo e intellettuale che sappiamo. L’isola, invece, dopo centoquaranta anni di “ricostruzione” è oggi un vero e proprio esempio di devastazione eco-urbanistica.

Il bene, il male

Buona parte dei viventi non si cura di definire il “bene”. In che cosa consiste, il bene? A chi lo si fa? Chi lo fa? Esiste un bene comune, applicabile a ogni uomo, a ogni razza, a ogni circostanza? Oppure il mio bene è il tuo male, e il bene del mio popolo il male del tuo? È eterno, il bene, immutabile, o forse quello che ieri era bene oggi diventa vizio, e il male di ieri è il bene di oggi? (Vasilij Grossman)

Bona lè!

Dopo ogni evento atmosferico o ambientale avverso, tocca sentire la solita solfa: «Ahi ahi ahi stiamo consegnando ai nostri figli un mondo peggiore di quello che ci avevano lasciato i nostri genitori, che pure uscivano da un conflitto mondiale:… dove ha sbagliato la nostra generazione…? ahi ahi…» Ma adesso è davvero giunta l’ora di dire una buona volta: “Bona lé!” (che in dialetto bolognese poi significa: “Adesso basta!)

La remissività è una colpa

Rispetto al secolo scorso, nel nuovo millennio sono specialmente mutate la posizione che la letteratura occupa nella società e l’uso che della letteratura stessa fanno gli attori sociali: per milioni di lettori, niente più che un passatempo. C’è tuttavia contraddizione tra i parametri di profondità e serietà delle opere di cultura e la dimensione di superficialità e leggerezza che siamo soliti attribuire allo svago. Per esempio: la grande letteratura moderna si è spesso distinta per i propri attacchi alle magagne dell’individualità e della società borghese. Ma può un passatempo dire di no? E cosa resta, oggi, di quell’individuo, e delle sue magagne? (Gianluigi Simonetti)

Tartufi

Morale e moralismo non sono la stessa cosa. La persona davvero morale difende l’importanza di certi valori, cerca di uniformare ad essi il PROPRIO comportamento e si sente chiamato a risponderne. Il moralista, invece, invoca una moralità vaga e sclerotizzata che riguarda soprattutto gli altri: la cosiddetta “società”, di cui in fondo ha paura e da cui cerca di proteggersi tentando di normalizzarla con parametri personali.

Grazie, Ryūichi Sakamoto

Ryuichi Sakamoto è morto all’età di 71 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Lo ha reso noto la sua agenzia, a distanza di qualche giorno dalla scomparsa, avvenuta martedì. (ANSA)

Scrittori o lettori, non importa

Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l’ultimo paio di righe di un racconto e ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove erano prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado. Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo e, «creature di sangue caldo e nervi», come dice un personaggio di Čechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita. (Raymond Carver)

Il tuo dolore è il mio dolore

Dal blog di Paolo Nori: “Ieri, a Libri Come ho detto che per chi, come me, è innamorato della Russia, della sua lingua straordinaria, della sua straordinaria letteratura, è stato un anno molto doloroso, reso ancora più doloroso dal fatto che il nostro dolore, rispetto al dolore vero scatenato da questa guerra orribile, non è niente, è un dolore insignificante, non vale, non conta. Alla fine un signore mi si è avvicinato mi ha detto, in russo, Ваша боль – моя боль, Il tuo dolore è il mio dolore.”