Nonni italiani brava gente

“Famiglie! Vi odio! Focolari chiusi; porte serrate; geloso possesso della felicità”. È l’invettiva di André Gide, premio Nobel per la letteratura nel 1947, in “I nutrimenti terrestri”. Ma Gide ha scritto anche: “Credi in coloro che cercano la verità. Dubita di coloro che la trovano”. Il concetto di familismo amorale è stato introdotto da Edward C. Banfield nel 1958 per cercare di capire perché alcune comunità siano socialmente ed economicamente arretrate. Familismo perché l’individuo persegue solo l’interesse della propria famiglia nucleare, e mai quello della comunità che richiede cooperazione tra non consanguinei; a-morale perché si applicano le categorie di bene e di male solo tra familiari, e non verso gli altri individui della comunità.

Da Giotto a Metastasio a Eminem

Giotto di Bondone (nato a Colle di Vespignano nel Mugello probabilmente nel 1267) è considerato l’artista che ha rinnovato la pittura italiana, così come Dante, suo contemporaneo, è ritenuto il ‘padre’ della lingua italiana. Pietro Metastasio, pseudonimo di Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (Roma, 3 gennaio 1698 – Vienna, 12 aprile 1782), è stato un poeta, librettista, drammaturgo e presbitero italiano. È considerato il riformatore del melodramma italiano. Eminem, pseudonimo di Marshall Bruce Mathers III (St. Joseph, 17 ottobre 1972), è un rapper, produttore discografico e attore statunitense. È considerato uno dei migliori artisti hip hop di sempre.

Refusi

È sempre più diffuso e conosciuto il fenomeno che gli americani chiamano Christmas Blues, o depressione natalizia. Da sempre, per l’atmosfera che lo caratterizza, il Natale è considerato il momento più magico dell’anno: alberi addobbati, luci colorate, tavole imbandite, melodie tradizionali, regali da mettere sotto l’albero. Tutta questa magia genera nella maggior parte delle persone sensazioni di gioia e di allegria: un vero clima di festa. Purtroppo, però, non tutti vivono il Natale così. (www.grupposandonato.it)

Il dubbio e la spocchia

Come ci dice anche l’ultimo rapporto del Censis, “è la malinconia a definire oggi il carattere degli italiani”. “Non siamo più disposti a fare sacrifici”, siamo alla spasmodica ricerca di “immunizzazioni dai rischi”, sprofondati quasi in un clima da “grande disillusione”, tutte parole dello stesso rapporto Censis, che non soltanto indicano la distanza degli italiani dallo spirito del Natale, ma inducono prepotentemente una domanda: davvero siamo ridotti così? E, se sì, come è stato possibile? (Sergio Belardinelli)

Un poema ferroviario

Il fatto è che in Unione Sovietica, i sovietici, per un paio di decenni, tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni ottanta, sembra stranissimo, ma ci son delle testimonianze abbastanza univoche che dicono che i sovietici, in quegli anni lì, leggevano quasi più la letteratura non pubblicata di quella pubblicata. Questo fenomeno, che si chiama Samizdat (che significa autopubblicazione) consisteva nella circolazione di dattiloscritti clandestini autoprodotti, «battuti a macchina con infinite copie di carta carbone (in assoluta mancanza di fotocopiatrici), diffusi con un’alta percentuale di rischio solo tra amici fidati, venduti a prezzi sempre meno cari a mano a mano che la leggibilità diventava difficile, vista l’infima qualità della copia a carbone, imparati a memoria per essere recitati a chi non ne fosse venuto in possesso, questo fu il destino dei testi-samizdat che, nel giro di qualche anno, portati fuori dal paese con la complicità di amici stranieri, avrebbero iniziato a essere pubblicati in Occidente (tamizdat, stampati tam, là, all’estero) dando il via al fenomeno del dissenso.» (dall’introduzione di Paolo Nori)

Dieci cavalli bianchi

Titolo a cinque colonne: «Sandro Veronesi: “La mia sfida per rendere il cashmere democratico”» L’articolo inizia così: «”Quando siamo partiti il nostro sogno era mettere un computer su ogni tavolo, ha detto il fondatore di Microsoft; il mio è dare a ogni italiano almeno un maglioncino di cashmere”. Sandro Veronesi, il presidente del Gruppo Calzedonia, cita Bill Gates ma veste alla Steve Jobs: con un dolcevita nero firmato Falconeri, brand acquisito nel 2009 con un ambizioso obiettivo: più cashmere per tutti.» (Eva Grippa – la Repubblica,18 novembre 2022)

Amplificatori di boiate

Distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da situazioni scomode e aprire nuovi fronti di interesse più gestibili mediaticamente: l’effetto di questa abitudine consolidata da parte degli attori coinvolti è quello di disorientare l’opinione pubblica. La volatilità e la contraddittorietà dei messaggi sono le note distintive e dominanti del circuito mediatico dei nostri tempi. Obiettivo? La discrezionalità sull’agenda dei temi da sottoporre alla pubblica (dis)attenzione.

Meritevole sarà lei!

Dice il professor Valditara che non riesce a capacitarsi delle critiche suscitate dalla nuova denominazione del suo dicastero: il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Ma come? — si chiede — com’è possibile che sia bastato aggiungere la parola “merito” per scatenare questa polemica? Naturalmente il nuovo governo Meloni sa bene quello che fa, certi “intellettuali” sembra invece di no. Forse Thomas Mann può aiutarli a capire quale sia la vera posta in gioco. Ammesso che non l’abbiano davvero intuito.

Una nebbia veramente “enorme”

Si intitola “Il mistero Moby Prince” il film documentario di Salvatore Gulisano che ricostruisce la dinamica del disastro avvenuto il 10 aprile 1991 e nel quale morirono 140 persone, andato in onda giovedì 20 ottobre in prima serata su Rai2 e ora visibile su Raiplay. Tutto si svolse come sempre. Colpa di una nebbia fittissima, dissero tutti i responsabili coinvolti; ma l’unica vera nebbia, come al solito, è quella dei consueti depistaggi. Come ha chiarito la commissione parlamentare d’inchiesta presentando la sua relazione finale il 15 settembre 2022, infatti: “non vi era nebbia di fronte al porto di Livorno nella notte del 10 aprile 1991”.