«Una pandemia come quella che stiamo vivendo ha un impatto devastante non solo sulla quotidianità dei cittadini, ma anche sui loro diritti democratici. Inevitabilmente c’è chi ne approfitta, nascondendosi dietro il coronavirus per rafforzare il proprio potere in modo inquietante. È il caso dell’Ungheria, dove il primo ministro Viktor Orbán si è attribuito il 30 marzo pieni poteri, ufficialmente per combattere meglio l’epidemia.

È evidente che il coronavirus rende necessarie misure eccezionali e limitazioni della libertà come il confinamento, la quarantena, la sospensione del parlamento o il divieto di circolare. Oggi accettiamo queste imposizioni perché pensiamo (sappiamo) che sono solo temporanee, anche se qualcuno le osserva con preoccupazione.

In Francia lo “stato d’urgenza” votato la settimana scorsa dal parlamento avrà una durata limitata a due mesi. Nel Regno Unito i poteri eccezionali concessi al governo avranno una valenza massima di due anni, e in più dovranno essere rinnovati dalla camera dei comuni ogni sei mesi.

In Ungheria, invece, Viktor Orbán si è fatto attribuire pieni poteri dal parlamento (che controlla) senza specificare alcun limite temporale. Orbán potrà governare per decreti fino a quando vorrà, e potrebbe addirittura abrogare leggi votate dal parlamento. Il primo ministro sarà l’unico a poter stabilire quando queste prerogative non saranno più necessarie.

Orbán giustifica questa azione con il pretesto della lotta contro l’epidemia, come accade in altri stati europei. Ma i poteri di cui godrà sono talmente vasti che l’opposizione, minoritaria, grida al “colpo di stato” volgendo lo sguardo verso l’Europa.» (

Il presidente filippino, Rodrigo Duterte, ha ordinato alle forze di Sicurezza di sparare “a morte” a chiunque causi “problemi” nelle aree chiuse a causa della pandemia di coronavirus. Ma il capo della Polizia, Archie Gamboa, ha detto che gli agenti non lo faranno. Circa la metà dei 110 milioni di persone del Paese è attualmente in quarantena, compresi milioni in condizioni di povertà elevata, lasciati senza lavoro a causa di forti restrizioni alla circolazione. (ansa.it)

«Mi ero illuso che i fascisti fossero spariti. In fondo Covid aveva sbugiardato le loro frontiere, come le aveva ignorate il recente sterminio dei boschi alpini causa tornado. Dimostrava che i migranti non erano solo gli altri e che l’impoverimento ci trasformava tutti in potenziali migranti. La porta che noi sbattevamo in faccia ad altri ora era sbattuta in faccia a noi. Anche gli amiconi di Salvini ce la sbattevano: anche Orbán che, da bravo ex comunista, si era già rimesso nelle mani del Cremlino. Perché la conseguenza del sovranismo è esattamente il suo contrario, la perdita della sovranità. Con l’Italia ridotta a un Paese dell’America latina col suo Pinochet di turno, o, nel migliore dei casi, a un parco dei divertimenti per turisti cinesi. La Jugoslavia insegna, con le visite guidate alle macerie di un mondo che fu. Tutto smentiva i sovranisti e io mi illudevo che fossero rimasti ammutoliti nelle loro tane.

La loro sembrava una sconfitta totale. Invece no. Essi tacevano e tacciono semplicemente perché aspettano il momento. Si preparano senza fretta, come gli avvoltoi attorno a una pecora morente. Aspettano, perché in queste ore siamo proprio noi, uomini ancora liberi, a fare il lavoro per loro, a spianargli non una strada, ma un’autostrada per il potere. Noi europei, gli stessi che fino a ieri erano educatamente seduti in un emiciclo a Strasburgo. Abbiamo alzato muri e reticolati e, dopo aver distrutto l’educazione civica e il senso dello Stato, abbiamo instaurato quasi ovunque stati di polizia, senza che si fosse levata quasi nessuna voce di dissenso. Abbiamo lasciato fare Orbán, e ora costui, ottenuti i pieni poteri, ha inoculato il virus dell’assolutismo nel cuore di un corpo democratico. Ma il bello deve ancora arrivare, quando “loro” usciranno dalle catacombe.» (Paolo Rumiz – la Repubblica 2 aprile 2020)

«L’autogolpe del premier ungherese Orbán (subito omaggiato dai sovranisti di casa nostra, ridotti a cercare negli autoritarismi altrui la forza smarrita in patria) che si assegna pieni poteri illimitati nel tempo, è la conferma del tragitto tracciato per anni dalle democrazie illiberali: che oggi trovano nella guerra contro il virus quel che cercavano in tempo di pace, e cioè la deroga permanente dal sistema dei controlli di legittimità delle Corti Costituzionali, di legalità da parte della magistratura, e dal controllo politico del parlamento e della libera informazione.» (Ezio Mauro – la Repubblica 2 aprile 2020)

«Le odierne limitazioni sono a fin di bene, però…

«Ma tutti i regimi vengono instaurati a fin di bene. Mussolini voleva frenare il disordine sociale, Hitler reagiva al disastro economico, e ora Orban vuole sconfiggere il virus. C’è sempre una buona causa. Anche se poi ci si contraddice. Mi si impone di buttare via la mia macchina perfettamente funzionante perché è solo Euro 4, così si ingigantisce il pattume, ma lo si fa in nome della buona causa ecologica. Si pone una minaccia e si fornisce la soluzione: è questa la formula». (dall’intervista di Valerio Varesi a Ermanno Cavazzoni – la Repubblica Bologna 1 aprile 2020)

«Orbán incarna qualcosa di molto vicino a ciò che abbiamo sempre chiamato fascismo, e di molto lontano da ciò che abbiamo sempre chiamato democrazia. E siccome la difesa della democrazia e il contenimento dei nazionalismi (causa di due guerre mondiali, tanto per fare un poco di memoria) è, o dovrebbe essere, la ragion d’essere dell’Ue, così come messo nero su bianco dai padri fondatori, ci si aspetta che l’Ungheria sia richiamata all’ordine, o severamente sanzionata, se non espulsa dall’Unione stessa: altrimenti sarebbe come fondare un club di pompieri e ammettere un socio piromane. […]

«Tra le tante domande che ci si fa, sul dopo, ragionando a livello locale ma anche globale (c’è un Re degli Incazzati in ogni contrada del mondo), è quanto Salvini dovremo ancora sorbirci. Cioè: se il prevedibile collasso economico, la febbre alta delle nuove povertà e lo sbandamento sociale genereranno mutuo soccorso, ripensamento, redistribuzione della ricchezza, oppure daranno spazio agli eterni catalizzatori del malessere, che aspettano la disgrazia e la bancarotta come la base di lancio per la loro orbita. I demagoghi, i maldicenti, i falsari, i vendicativi, i repressi, insomma quell’humus dal quale germinano, da che mondo è mondo, le dittature e le guerre. Con il suo «mi piace» a Orbán, il Salvini ha ufficializzato il suo tasso di fascismo. Che questo disorienti i suoi fan, è solo un’illusione.

Ma è sperabile che metta in chiaro, per chi preferisce la democrazia ai discorsi dal balcone, quali prove ci attendono. Il virus ha solo sospeso le cattive intenzioni degli uomini.» (Michele Serra)

«Non mi riconosco più in nessuno di questi funesti stati nazione che riemergono. Non nella Germania che dimentica di essere uscita dalle macerie grazie all’azzeramento del debito e all’aiuto di manodopera europea. Non nella Francia che ci ha snobbati fino a ieri. Non nella Spagna che ha ballato fino all’ultimo sul Titanic che affondava. Non nell’Inghilterra, in mano a una classe dirigente di dementi spocchiosi. Non nella Polonia che porta i suoi vescovi a benedire le frontiere. Ma non mi riconosco nemmeno in questa mia Italia che oggi deve ricorrere a “eroi” fino a ieri vilipesi (medici, maestri, pubblici ufficiali) dopo aver spolpato un patrimonio nazionale per ingrassare dei ladri. Un’Italia che nell’emergenza costruisce più velocemente di chiunque reparti di terapia intensiva dopo averli smantellati fino a ieri, come dice l’epicentro stesso del disastro, la Lombardia.