Speremo de no!

“Vinca il migliore? Ciò, speremo de no!”. Il mitico allenatore Nereo Rocco rispose così all’augurio dell’allenatore avversario prima di una partita in cui il Milan partiva sfavorito. Lasciando da parte il calcio e forzando un po’ il parallelismo (sappiamo tutti che nel nostro paese raramente vince il migliore, che quasi sempre il più forte è quello “meglio inserito”, l’opportunista che sta alle “regole del gioco”), proviamo ad allargare l’auspicio alla situazione attuale: « (..) Quante volte abbiamo sentito dire, in questi giorni: “Speriamo che tutto torni presto come prima”. Oppure: “Quando torneremo alla normalità?”. Penso, da cittadino di questo mondo, che quella che noi chiamiamo normalità sia “il” problema. Il coronavirus non è un alieno. Non viene da un altro mondo. Vive con noi e, in un certo senso, grazie a noi.

I ricercatori e i virologi sanno da tempo (c’è uno studio dell’Oms del 2004) che l’intensificazione della produzione industriale di proteine animali (gli allevamenti industriali di animali) è una delle principali cause della nascita delle nuove malattie trasmesse dagli animali all’uomo, insieme alla crescente deforestazione che ha favorito il contatto tra gli animali selvatici e il bestiame. Gli allevamenti intensivi, inoltre, hanno provocato a livello planetario una serie di infezioni resistenti agli antibiotici e trasmesse con il cibo di origine animale. E questi sistemi di allevamento intensivo si concentravano soprattutto in Africa, Sud America e Asia. In Cina in questo momento ci sono la maggior parte delle macro fattorie del pianeta: migliaia e migliaia di animali concentrati in spazi chiusi. A tutto questo va aggiunta la crescente e inarrestabile urbanizzazione. Negli ultimi anni la maggior parte delle infezioni da virus si sono manifestate oltrepassando la barriera dall’animale all’uomo.

La globalizzazione spinta all’eccesso e il neocapitalismo stanno facendo il resto. Se questa è la normalità a cui dovremmo tornare, se tutto deve tornare come prima, vorrà dire che neanche questa volta abbiamo imparato niente. Qualcuno ha detto che il Covid 19 è come un hacker che si è infiltrato nel nostro sistema per farci capire che è sbagliato, prima che collassi definitivamente. Dobbiamo cambiare. Ma non possiamo delegare ad altri questo cambiamento: gli interessi socio-economici sono troppo grandi. Nel 1981 Margaret Thatcher disse: “L’economia è il metodo. L’obiettivo è cambiare l’anima”.

La nascita del neo-capitalismo liberista… Dobbiamo cambiare questo sistema. E dobbiamo cominciare a farlo noi, gente comune, immaginando un nuovo stile di vita. In questo momento viviamo isolati, nelle nostre case, ma stiamo vivendo tutti insieme la stessa esperienza. Siamo tutti uguali e siamo solo un piccolo tassello di un sistema naturale molto più grande di noi. Forse tutto questo ci aiuterà a riscoprire il concetto di bene comune e a non considerarci i padroni di questo pianeta, ma solo ospiti di passaggio.» (Gabriele Salvatoresla Repubblica, 9 aprile 2020)

Certi episodi negativi possono aprire la strada ad una lunga sequenza di eventi positivi. Dice il saggio: “Non tutto il male viene per nuocere”. Speriamo allora che questa sfida per una volta non la vincano i soliti “noti” di prima; ma la vincano – e presto – davvero i migliori, buona parte dei quali erano trascurati, quando non disprezzati, prima di questa emergenza.  Speriamo sia davvero così; “che tutto torni come prima” non è certo un buon auspicio.

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