Bona lè!

Dopo ogni evento atmosferico o ambientale avverso, tocca sentire la solita solfa: «Ahi ahi ahi stiamo consegnando ai nostri figli un mondo peggiore di quello che ci avevano lasciato i nostri genitori, che pure uscivano da un conflitto mondiale:… dove ha sbagliato la nostra generazione…? ahi ahi…» Ma adesso è davvero giunta l’ora di dire una buona volta: “Bona lé!” (che in dialetto bolognese poi significa: “Adesso basta!)

Il dubbio e la spocchia

Come ci dice anche l’ultimo rapporto del Censis, “è la malinconia a definire oggi il carattere degli italiani”. “Non siamo più disposti a fare sacrifici”, siamo alla spasmodica ricerca di “immunizzazioni dai rischi”, sprofondati quasi in un clima da “grande disillusione”, tutte parole dello stesso rapporto Censis, che non soltanto indicano la distanza degli italiani dallo spirito del Natale, ma inducono prepotentemente una domanda: davvero siamo ridotti così? E, se sì, come è stato possibile? (Sergio Belardinelli)

Suonare nei sogni

Keith Jarrett probabilmente non suonera’ piu’ in pubblico. Un ictus lo colpi’ a febbraio del 2018 e un altro a maggio dello stesso anno. A rivelarlo e’ il grande pianista jazz, interprete autorevole anche di musica classica, amatissimo in Italia, in una intervista al New York Times. “Ero paralizzato – ha detto, lasciandosi intervistare dal critico Nate Chinen al telefono mentre lui si trovava in una casa nel New Jersey – la mia parte sinistra era parzialmente paralizzata. Ero in grado di camminare servendomi di un bastone, ma c’e’ voluto troppo tempo, oltre un anno. Non so – ha aggiunto – cosa ne sara’ di me in futuro. Non sento di essere un pianista. E’ tutto cio’ che riesco a dire”. (agi.it)