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Tag: Patrizia Cavalli

22 Giugno 2022

While my guitar gently weeps

Nata a Todi nel 1947, Patrizia Cavalli è scomparsa a Roma il 21 giugno.

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Cindy Sherman

Cynthia Morris Sherman, detta Cindy, nasce a Glen Ridge  – una cittadina del New Jersey – il 19 gennaio 1954 e cresce come ultima di cinque figli nell’America degli anni ‘50 alla periferia di Long Island. In un ambiente senza alcuno stimolo culturale, con poche distrazioni e dove la diversità è cosa ben rara, sviluppa una paura per la grande metropoli dove vi immagina solo violenza e spersonalizzazione. La visione che aveva della società urbana proveniva dalla TV, dal cinema e dai rotocalchi scoperti nella solitudine della sua casa.

Quindi, come ogni artista che si rispetti, anche il linguaggio della Sherman è frutto di un’esigenza personale. Vede e conosce tramite i film delle identità che offrono un’immagine della cultura americana, in contrasto con quella percepita dalla stessa artista. Sin da piccola sente il bisogno di travestirsi non solo per questo ma anche perché, a detta sua, non c’è posto per lei in un contesto sociale del genere. Cindy Sherman si scosta dal suo “Io” per diventare uno specchio del mondo che la circonda: il mondo occidentale, basato sul culto dell’immagine, del consumismo e delle differenziazioni.

I suoi lavori fotografici, realizzati dagli anni ‘70 fino ad oggi, mostrano i personaggi più disparati: persone comuni, clown, fashion victim, donne della alta società, donne dello spettacolo e tante altre tipologie di personaggi. Cindy lavora da sola, lei è la modella, lei è la fotografa, lei è la parrucchiera, la truccatrice, la scenografa, la stylist.

I suoi primi lavori, ispirati agli anni ‘50 e ‘60, mostrano come siano forti gli stereotipi culturali e come hanno influenzato la donna e la sua immagine, costringendola a interpretare ruoli rigidi e predefiniti. Questo linguaggio fotografico fece definire dai critici la sua opera un “classico” dell’arte contemporanea. Negli anni ‘80 i suoi lavori passano dal bianco e nero al tecnicolor, dal piccolo al grande schermo. Negli anni anche se la tecnica è sempre la stessa la sua opera si fa sempre più aggressiva, usando oggetti per amplificare il suo messaggio.

Il lavoro della Sherman presenta particolarità anche nel formato, in Untitled Film Stills le fotografie si presentano piccole e intenzionalmente non spettacolari e successivamente, quando si dedica alle fotografie a colori per la rivista “Artforum”, propone un formato di immagini a doppia pagina, un formato panoramico che corrisponde a quello delle riviste e richiama il Cinemascope. (di Lisa Tonin)

Nella foto in testata: Cindy Sherman, Untitled Film Still #55 (1979)

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