«Può il brusio di una voce essere anche il luogo di una lingua? E vale questa topica anche nel caso in cui la voce sia quella di uno strumento musicale? Queste domande sono alla base della indagine sulla tecnica compositiva della tintinnabulatio, inventata e sperimentata dal musicista estone Arvo Pärt (Paide, 1935). I tintinnabuli consistono di due elementi apparentemente contraddittori: la sonorità pastosa dello zvod (le campane della liturgia ortodossa russa) e l’armonia della triade perfetta. Muovendo da un disco ricevuto in dono e dalla interpretazione in parte inedita di un passo di san Paolo, l’autore cerca di individuare il punto di articolazione dei tintinnabuli, quella “grana” dove – come disse una volta Roland Barthes – una lingua incontra una voce. Il problema musicale sottende le interminabili discussioni trinitarie dell’Oriente cristiano – qui per sfortuna solo accennate – e si manifesta nella figura dell’iconografo medievale Andrej Rublëv, cui il regista russo Tarkovskij ha dedicato, nel 1966, un denso e ispiratissimo film.» (Marcello La Matina)
Nelle parole dell’artista:
“La tintinnabulazione è un’area a cui mi aggiro a volte quando cerco risposte – nella mia vita, nella mia musica, nel mio lavoro. Nelle mie ore buie, ho la certezza che tutto ciò che si trova al di fuori di questa cosa non abbia significato. La complessità e le molte sfaccettature sole mi confondono e devo cercare l’unità: cos’è questa cosa e come faccio a trovare la via per raggiungerla? Le tracce di questa cosa perfetta appaiono in molte forme e tutto ciò che non è importante svanisce. La tintinnabulazione è così… Le tre note di una triade sono come campane ed è per questo che la chiamo tintinnabulazione.”